CineArte on line 2007 - 213 - page 389

IMMOTUS
Magno Silentio Audire
È stato certamente il frutto di un involontario
escamotage
, prodottosi dentro di me ma a mia
insaputa, quello capitatomi di recente allorché – avendo assunto tra sonno e veglia, sotto le
apparenze del turista per caso, le sembianze di chi va alla ventura senza alcun preordinato dise-
gno – mi sono di colpo imbattuto, e invaghito all’istante, dei preziosi riflessi di una pepita
occhieggiante tra i sassi e l’acqua di un rustico ruscello: neanche fossi stato un cercatore d’oro.
E compiacendomi a buon diritto, ho scelto di condividere la gioia della scoperta con amici e
sodali. Il mio è stato, pertanto, un agire d’impulso e senza secondi fini, se non quello di procu-
rare in altri da me, il piacere di una inattesa e strabiliante scoperta.
Per mirabile che fosse, l’evento avrebbe assunto di lì a poco, incredibile a dirsi, una confer-
ma nella realtà, acquistando di per sé il senso e la portata di una metafora vivente. Ciò è acca-
duto allorché – in modi altrettanto inattesi e sorprendenti – la immaginaria pepita del cercato-
re d’oro avrebbe acquistato una sensibile, quanto più complessa e preziosa consistenza,
mediante un semplice disco elettronico: lo stesso che offro ora al vostro godimento. Un dvd
tramato, come è di regola, di suoni e di immagini: risalenti, rispettivamente, al compositore
Mario Ruffi
ni
, su versi del medesimo (che qui ed ora allego); e al regista Massimo Becattini,
capitano di lungo corso, che facendo sue le note musicali del Ruffi
ni
, le ha in pari tempo intes-
sute di appropriate immagini filmiche di natura e d’arte, trascelte con raffinato sguardo: otte-
nendo in tal guisa l’effetto insolito, di trasformare una libera ed autonoma composizione musi-
cale in una sincronica e sintonica colonna sonora
ante litteram
. Con ciò determinando, per
altro, una vera e propria rivoluzione nella prassi normativa della musica per film.
Va detto comunque che, fuor di metafora, l’iniziale parabola della pepita ritrovata nel ruscel-
lo, tende a modificare in buona parte il giudizio corrente che dubita della opportunità di una
commistione in radice, in un medesimo brano, tra le immagini del reale e la vaghezza aseman-
tica costitutiva della musica.
Nel dichiarare a tal punto la mia insufficiente competenza nel trattare in profondità simili
argomenti di natura teoretica, non posso tralasciare di suggerire, sul tema, l’intervento di com-
petenti autentici, il cui parere, non dimentichiamo, giungerebbe oggi in un contesto aperto ai
preziosi artifici di una fantasiosa sinestesia.
Buon ascolto, dopo avere fatto proprio l’invito al silenzio, contenuto nelle sillabe poetiche
di Mario Ruffi
ni
.
V. D.G.
Per visualizzare il film
I suoni del silenzio
frastagliano l’aria immobile
del vuoto stellare
Siderei luccichii di diamanti
parlano immobili
sformati dalla lente
Così immobile
ascolti la voce del silenzio
che non ti parla
E parli al silenzio
che non ti ascolta
sei solo
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