CineArte on line 2007 - 213 - page 393

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Lo spezzone che proponiamo ci giunge dalla Turchia e precisamente dalla città di Konya.
STRUMENTI PER UN DIALOGO INTERRELIGIOSO
E INTERCULTURALE
La rubrica che qui s’inaugura è, rubando il termine agli uomini di legge, un atto
dovuto. Lo è per un duplice motivo, di cui il primo è quello di onorare anche
formalmente un debito; e il secondo s’identifica nel proposito di trarne il miglior
frutto.
Va detto esplicitamente, infatti, che non solo la rubrica ma neppure questo peri-
odico on line esisterebbe, se nel 2005 non fossero stati rotti gli indugi di una fu-
nesta bonaccia, con il lancio – per il merito di una storica Accademia pontificia
pervasa da spiriti innovativi – del progetto
Cinema e Arte Sacra
: una iniziativa
culturale risoluta a darsi una immagine non effimera (come puntualmente è av-
venuto) attraverso il recupero della memoria storica del film sull’arte di specie
religiosa inteso come genere d’arte di speciale complessità. Impegno portato a
compimento dalle stesse persone che operano oggi in prima fila con il
CINIT
Cineforum “ImagoARTE”
e con il presente periodico
CineArte on line
(si ve-
dano in proposito, sia “i siti amici”, sia il “Colophon”). I quali si collocano, ri-
spetto all’idea generatrice, come aspetti concreti della sua seconda fase che, nel
ribadire la ragion d’essere originaria, opera nella condizione attuale che è di svi-
luppo, collaudo e conferma del primitivo nucleo di idee e proponimenti.
La gamma degli argomenti della rubrica, ipotizzabile com’è a priori, si annuncia
ampia e variata, così da suggerire più serie di titoli. Questo che segue:
Strumenti
per un dialogo interreligioso e interculturale,
nasce dalla convinzione maturata
alla luce della storia, che l’unico oggetto di un comune e condiviso interesse tra
opposte e contrastanti
verità
- di fatto o di fede che siano - è la bellezza in arte.
E non a caso in un arte che, per il suo eventuale riferimento al sacro, affonda le
sue radici nel vissuto profondo dell’artista autore di bellezza. Lo sostiene, in una
prospettiva laica, anche Massimo Cacciari, il filosofo sindaco, in un suo saggio
giornalistico dedicato all’ostile confronto secolare tra Venezia e l’Isalm. Scrive
Cacciari:
« Anche nei momenti in cui la lotta è senza quartiere e le potenze si
affrontano con metodi che oggi diremmo terroristici, l’ammirazione degli uni
per le “bellezze” degli altri è, malgrado tutto, incoercibile. Preziose stoffe e og-
getti dell’Oriente islamico popolano la “gloria” di Venezia, e nel Serraglio so-
no leggendarie le bellezze della città lagunare [...] e la fama dei suoi maestri.
Nessun miserevole tentativo di rappresentare l’avversario come una cultura in-
feriore, tanto meno una non-civiltà. L’avversario è sempre nella sostanza, per
quanto “infedele”, uno
“justus hostis”
, non un
“inimicus”
puro e semplice, me-
no ancora un “pirata”».
Se tutto ciò – riferito com’è ai moti dell’animo umano – è vero nei confronti di
un passato “glorioso”, perchè non proporsi volontariamente un analogo iter di
confronti tra le rispettive manifestazioni di arte, sacra o no, confidando (fra tanto
pessimismo prevaricante) in un dialogo interculturale e interreligioso all’insegna
di un risoluto ottimismo della volontà?
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