CineArte on line 2007 - 213 - page 17

ora messo in cantina, il Bergson: il
passo in cui egli scrive, nel merito, di
una
“ visione che si distingue appena
dall' oggetto visto: conoscenza che è
contatto, anzi coincidenza”
. Mentre il
primo tipo di visione, l' estrinseca, si
ferma al relativo, questa è dinamica e
intrinseca, tesa com'è a cogliere se stes-
sa nella sua
“ purezza originaria”
,
nella sua vita profonda : volta a coinci-
dere con lo stesso
“atto generativo
della realtà”
, con il principio di ogni
esistere. Come commentava Paolo
Serini, sensibile interprete di Bergson,
una siffatta conoscenza, mirando a rea-
lizzare in sé l' assoluto – ben lungi dal
richiudersi in se stessa, ossia nella
nostra soggettività – ci aiuta a penetra-
re nel ritmo pulsante della realtà in
generale, consentendoci di sperimen-
tarla dentro di noi, facendoci sensibil-
mente partecipi, in tal modo, delle
forze che la pervadono.
Di una simile, privilegiata condizione, mi
viene di proporvi un esempio poetico, di
uno scrittore del primo Novecento, Scipio
Slataper, entrato nella memoria storica per
la sua facoltà d' identificarsi nel paesaggio
della sua terra, il Carso:
“ Dolce è riposare così, amando delica-
tamente questa larga erba, a palpitare
persi con lo sguardo nel cielo. Io sono
una dolce preda desiderosa d' inghiottirsi
nella natura. Carso che sei duro e
buono! Non hai riposo...”.
Discesa dunque nell'interiorità di sé e
della natura come dell'arte, identificazio-
ne. È così, certamente. Ma, per paradosso,
è proprio questo tuffo dentro di sé, assolu-
tamente soggettivo e personale, a farsi a
sua volta oggettivo, esprimibile, comuni-
cabile in una nuova forma: visiva, verbale,
musicale, secondo le attitudini di ciascu-
no. È quel che soleva essere definito in
altra epoca, nei riguardi del fare arte,
2
G. Catelli,
Paesaggio
, 2003 - olio su tela,
cm 50 x60
G. Catelli,
Morovalle
, 2007 - olio su tavola,
cm 100 x 58
1...,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16 18,19,20,21,22,23,24,25,26,27,...526
Powered by FlippingBook