CineArte on line 2007 - 213 - page 14

ANCHE GLI ADOLESCENTI HANNO UN'ANIMA
di Vittorio Di Giacomo
La proposta che qui si lancia come nuova e nuova non è, ma solo ricorrente di
tanto in tanto secondo il variare degli umori politici e culturali, è di mettere
su ampia
scala
a disposizione di gruppi di ragazzi in età scolare – ospiti volontari in luoghi
d'incontro sparsi sul territorio, ma attrezzati a norma e collegati in rete – un congruo
numero di programmi multimediali di vario tipo e livello, a carattere manifestamente di
gioco, ma dotati di potenzialità cognitive, espressive e formative da sperimentare sul
campo. A queste unità dinamiche e didattiche, che tali per l'appunto sono, dovrebbe
accompagnarsi a fare da sfondo, un sostanzioso e multiforme corredo di nozioni
e
abilità collaterali: propedeutiche le une, conseguenti e applicative le altre.
Programmi in forma di esercizio ricreativo, dunque, ma educativi ed
autoeducativi, indirizzati senza aver paura delle parole all'essere, al sapere, al saper fare
dell'adolescente. L'essere come coscienza dell'identità personale, il sapere come
acquisto di competenze e informazioni; il saper fare come attitudine ad operare in modo
efficiente, in un contesto ambientale fino a ieri impensabile. E siano al tempo stesso,
codesti programmi, in grado d'intrattenere non occasionalmente il ragazzo e, soprattutto,
di stimolarne e accrescerne l'interesse attivo, grazie al gioco inteso come fattore
esistenziale. Del gioco come spontaneità, libertà nel rispetto delle regole, creatività.
La cura maggiore dei possibili autori di tali
softwares
psicopedagogici e
multimediali, da mettere a disposizione dei ragazzi, sarà pertanto indirizzata ai temi e ai
campi di applicazione e sperimentazione indotti e gestiti dal gioco; ossia, in soldoni, alle
materie che ne costituiranno l'oggetto. E questo sarà, anzitutto, la forma-contenuto dei
linguaggi espressivi e comunicativi propri dell'arte: di tutte le arti, assunti nelle loro
dimensioni anche tecniche e materiche. Ossia le
arti della visione
, gravitanti sulla realtà
dell'immagine: dal disegno al cinema e alla televisione; le
arti della produzione del
suono
e del corrispettivo ascolto, riferite tanto alla musica popolare quanto alla musica
colta; le
arti della
parola
in tutte le loro manifestazioni orali e scritte, sia tradizionali e
classiche, sia contemporanee o addirittura estemporanee. Linguaggi che il ragazzo sarà
stimolato e aiutato non solo a percepire, riconoscere e contestualizzare, ma ad inventare.
Insistiamo a ragione sul gioco. Ma poiché la nostra non è una sede soltanto
psicopedagogica ma anche, strategicamente, di politica culturale, ricordiamo agli
immemori che il diritto al gioco, nelle sue connessioni implicite ed esplicite con le
attività artistiche, è sancito espressamente dal testo dell'articolo 31 della
Convenzione
Internazionale sui Diritti dell'Infanzia,
approvato dall'assemblea generale dell'ONU il
29 novembre 1989, ed entrata in vigore il 2 settembre 1990. Dice infatti quell'articolo,
nel suo primo comma, non solo che
“gli Stati membri riconoscono al fanciullo il
diritto al riposo e allo svago, a dedicarsi al gioco ed alle attività ricreative proprie
della sua età”
, ma che gli riconoscono anche il diritto
“a partecipare liberamente alla
vita culturale ed artistica”
. E più incisivamente ancora, nel secondo comma:
“ Gli
Stati membri devono rispettare e promuovere il diritto del fanciullo a partecipare
pienamente alla vita culturale ed artistica”
, incoraggiando altresì
“ l'organizzazione di
adeguate attività di natura ricreativa, artistica e culturale”.
E noi aggiungiamo: non
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