CineArte on line 2007 - 213 - page 467

CINEMA D’AUTORE A VENOSA
Venosa (dal nostro corrispondente).
La verità è una terra senza strade
, sosteneva Tiziano
Terzani, lo scrittore inviato di guerra al centro del film da
poco uscito
La fine è il mio inizio
diretto dal tedesco Jo
Baier. Ad impersonarlo è lo straordinario Bruno Ganz, che
entra nella tipica casacca bianca dal collo alla coreana, con
la barba canuta ed espressioni dure da toscano. Non poteva
partire meglio la nuova proposta (di quattro film) che il
Cinema Lovaglio
ha offerto al pubblico con cadenza presso-
ché mensile (con sconti quasi da regalo), mediante opere
cinematografiche attuali, di notevole intensità. Spesso sono
film che, pur apprezzati in festival dalla critica, non ottengo-
no la dovuta visibilità. Per questo va dato atto alla tenacia di
Lidia Lovaglio, da sempre animatrice dell’attrezzatissimo
cine-teatro venosino, di credere nel cinema di qualità.
Non poteva partire meglio l’ultima rassegna risalente
all’aprile scorso, con la decisione di portare al devoto pub-
blico il piccolo gioiello dedicato agli ultimi giorni di Tiziano
Terzani, scomparso nel 2006, già conosciuto e apprezzato
nel mondo; forse un po’ meno da noi. Il film, ricco di d ialoghi, mette in luce oltre alla sua sag-
gezza anche il difficile rapporto che Terzani aveva con il figlio Folco (il bravo Elio Germano).
Il ragazzo, con la sorella Saskia, erano stati educati nelle scuole pubbliche cinesi – durante i
lunghi periodi di corrispondenza di Terzani per il giornale tedesco
Der Spiegel
– nelle quali il
regime maoista obbligava gli allievi a pulire persino le latrine.
Terzani aveva seguito anche la guerra in Vietnam, e il suo punto di osservazione non era
stato quello delle ambasciate, bensì dei mercati e dei luoghi di aggregazione: così aveva com-
posto le sue epiche inchieste.
La fine è il mio inizio
(che tanto richiama il verso di Lao-Tse:
Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla
) è anche un
viaggio a ritroso nel racconto al figlio, che non tanto si incentra sull’accettazione della morte,
quanto nella riflessione sulla pace, nelle
contraddizioni del desiderio naturale di predominan-
za del singolo individuo
. In tal senso Terzani smonta il mito del comunismo di cui si innamo-
rarono le generazioni dagli anni ‘60 in poi, ma che lo aveva portato a studiare il cinese e a
diventare giornalista corrispondente. Mao aveva demolito secoli di una storia straordinaria,
imponendo un sistema che pur aveva unito milioni di persone.
Terzani ha amato molto l’Oriente, tanto da costruire negli
Appennini toscani di Orsigna la sua piccola Himalaya, insieme
alla moglie Angela, nel contesto di una vita contemplativa, dopo
avere smesso di scrivere a causa della malattia che lo avrebbe
stroncato a soli 66 anni.
La proposta del Cinema Lovaglio è proseguita con un altro
capolavoro:
La Donna che canta
di Denis Villeneuve, candidato
per il Canada agli Oscar 2011. È un vigoroso melodramma che
unisce la forza della tragedia greca ad una sensibilità non comu-
ne. É anche il ritratto di una terra difficile, il Libano, e di una
donna straordinaria. A Venezia 2010 il film è stato premiato alle
Giornate degli Autori e, a presentarlo a Venosa – per il CineClub
De Sica Cinit – è stato Georges Almaz, libanese, esperto di real-
tà mediorientali.
Armando Lostaglio
1
1...,457,458,459,460,461,462,463,464,465,466 468,469,470,471,472,473,474,475,476,477,...526
Powered by FlippingBook