CineArte on line 2007 - 213 - page 489

TERRA MADRE
Repetita juvant
: giova ripetere ciò che vale e che
conta, ciò che conforta e persuade. Gaetano Vallini,
sull’
Osservatore Romano
del 6 maggio di quest’anno,
scrivendo di Ermanno Olmi, della sua combattiva
visione del mondo e dell’uomo, del suo rifiutarsi di
cedere alla disperazione, per il bene dei molti che egli
ama con rude cuore fraterno, ha trovato le parole della
verità: tanto da persuaderci a riportare alla lettera i
brani più significativi di quello scritto, riproponendo-
li a un diverso pubblico, in maggioranza giovane,
come il nostro. Tutto ciò anche in considerazione della
durata indefinita, che la struttura digitale della nostra
rivista – parificata ad un
e-book
– concede ai testi
pubblicati, attualizzando con pari rilievo la prima,
come l’ ultima pagina.
Non nascondiamo, infine, che ci adopereremo per
inserire nel nostro circuito
WEB
il documentario di
Olmi che, sotto il titolo di
Politica e poesia per salva-
re la terra
, costituisce l’argomento del testo di base di
Gaetano Vallini.
C’è tutta la visione del mondo di Ermanno Olmi nel film documentario
Terra Madre
: la
nostalgia della cultura contadina, l’amore per la terra e per i suoi frutti, l’infinita riproposi-
zione del patto che lega l’uomo alla natura. Ma c’è anche la denuncia di tutto ciò che scardi-
na l’armonia tra l’essere umano e il creato, ovvero lo sfruttamento insensato delle risorse che
sta letteralmente consumando la Terra. E per questo, oltre a essere un’opera di poesia, l’ulti-
mo lavoro del grande regista è soprattutto un documento politico nel senso più alto del termi-
ne.
Prodotto dalla Cineteca di Bologna e ItcMovie con il sostegno del Ministero per I Beni
Culturali, presentato in anteprima mondiale all’ultimo festival del cinema di Berlino e nelle
sale italiane dall’8 maggio,
Terra Madre
sembra davvero racchiudere il pensiero di un uomo
ottimista per disperazione. Un uomo capace di non arrendersi al peggio della vita perché in
grado di vedere anche nelle brutture uno spiraglio di speranza per l’umanità. Una speranza
che in questo caso sta tutta nei volti e nel lavoro di quei contadini che in ogni angolo del pia-
neta ancora resistono a quella che Olmi chiama «la delittuosa politica di sfruttamento esaspe-
rato e devastante dei suoli fertili, unica risorsa per il cibo di tutti i popoli. Una testimonianza
eroica di eterna e leale alleanza con la natura e i suoi frutti. Un’alleanza che non ha barriere
di lingue, di visioni di ideologie e religioni, né confini di Stati».
Il progetto prende il via tre anni fa, quando Carlo Petrini, l’ideatore di Slow Food, invia un
appunto a Olmi invitandolo a considerare l’idea di girare un film sull’edizione 2006 di «Terra
Madre», il forum mondiale che vede riunite a Torino settemila persone provenienti da cento-
cinquantatre nazioni: contadini, allevatori e pescatori che, con i loro costumi tradizionali, i
loro linguaggi, la loro musica, la loro cultura e i loro prodotti, raccontano come si fa a vivere
producendo cibi genuini con tecniche sostenibili, nel rispetto della natura e senza sprechi.
Uomini e donne il cui attaccamento alla terra, oltre a essere essenziale per il loro sostenta-
mento, è anche un atto d’amore nei confronti del creato. Un amore che fa la differenza e che,
come dice uno dei contadini davanti alla cinepresa, passa attraverso il cibo; lo puoi sentire,
odorare, assaporare.
Quello di Olmi è in qualche modo un viaggio lungimirante tra le genti che hanno capito che
solo così la Terra avrà un frutto. Un viaggio che, iniziato nei padiglioni della manifestazione
torinese, continua seguendo alcuni protagonisti nei luoghi di origine, le cui storie diventano
paradigmatiche, la dimostrazione che è possibile produrre in un modo compatibile con l’am-
biente; che è poi il modo tramandato dagli avi alle generazioni che hanno custodito finora
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