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LE BORGATE ROMANE NEL CINEMA ITALIANO
Lorenzo Pompeo
, di cui riportiamo con nostalgia uno stralcio del suo saggio sulle borgate
romane nel cinema italiano, nasce a Roma nel 1968 e ivi da sempre risiede. È dottore di ricer-
ca in slavistica, traduttore da alcune lingue slave (russo, polacco e ucraino), membro del diret-
tivo del CINIT (Cineforum italiano) e collaboratore della Cineteca Nazionale. È organizzato-
re di rassegne sul cinema dell'Europa orientale, oltre che autore "in proprio" (ha pubblicato
una raccolta di racconti dal titolo
“auto-pseudo-bio-grafo-mania”
con la Ibiskos editrice).
“La “scoperta” del mondo delle borgate romane ad opera del
cinema avvenne certamente sulla scia e sull’onda dei film del
neorealismo più famosi, pur presentando alcune particolarità che
lo distinguono dal principale filone: il lieto fine e l’impianto
della commedia che prevale su quello del dramma. Anche la
scelta di portare sullo schermo la lingua della borgata rappresen-
tò un passaggio importante nella storia del cinema neorealista
[…] anche
Ladri di biciclette
, considerato giustamente il canone
dei film del neorealismo, riguarda solo in parte il mondo delle
borgate. Nei titoli di testa, c’è un autobus che arriva alla borgata, che in seguito sapremo esse-
re Val Melaina. Ma sono poche le scene che si svolgono in questo quartiere, che viene nomi-
nato con orgoglio dal protagonista quando va a riscattare la sua bicicletta al monte dei pegni.
Successivamente il film, quasi tutto in esterni, si dipana tra quartieri e strade romane, alcune
molto riconoscibili (Piazza Vittorio, Porta Portese), altre volte assolutamente anonime. Ma è
l’intera città ad essere teatro del calvario di Antonio Ricci in cerca della bicicletta rubata.
Alla sceneggiatura del film collaborò anche la Suso Cecchi D’Amico, la quale ricorda così
i sopralluoghi per la stesura della sceneggiatura: “Per
Ladri di biciclette
siamo stati insieme
giornate intere, perché si andava in giro a scegliere luoghi e situazioni per descrivere la Roma
di quel periodo”. Zavattini nel suo
Diario cinematografico
racconta alcune di questi sopral-
luoghi in cerca delle ambientazioni della sceneggiatura, come la visita alla Santona e a un bor-
dello.
La borgata in quanto tale ha un ruolo secondario, anche se importante, in questo film. Il furto
della bicicletta, così come la vana ricerca, si svolgono nella città, che appare come un labirin-
to nel quale le speranze del povero imbianchino svaniscono,
fino alla finale umiliazione del tentato furto. Per contrasto la
borgata di Val Melaina rappresenta un polo positivo: è qui che
il protagonista conserva i suoi affetti familiari, è qui, nella loca-
le sezione del Partito Comunista, che egli trova le uniche perso-
ne disposte ad aiutarlo.A diffe-
renza del film di Zampa, in
Ladri
di biciclette
la parlata dialettale non è legata solo al protagonista,
ma anche ai suoi antagonisti. Sono pochi i personaggi caratteriz-
zati dall’assenza della parlata dialettale (tra loro la santona). Gli
interni più degradati si trovano in città (si veda la scena in cui il
protagonista irrompe nella casa del presunto ladro), così come
gli ambienti del sottoproletariato urbano più marginale. Nei film
degli anni successivi questo rapporto si rovescerà: sia ne
I soliti ignoti
di Monicelli, ma soprat-
tutto nei lungometraggi di Pasolini il sottoproletariato marginale sarà quello delle periferie”.
Lorenzo Pompeo
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