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LA CRITICA CINEMATOGRAFICA: SPUNTI DI RIFLESSIONE
di Marco Bellano
Il testo seguente è tratto da appunti utilizzati per uno degli interventi facenti parte del semi-
nario “
Fare il cinema: come, dove e perché
”, tenutosi dal 10 al 12 ottobre 2008 presso
Palazzo Cominelli, a Cisano di San Felice del Benaco (BS), a cura del Cineforum Feliciano e
del Cinit.
Il riconoscimento dello statuto di arte al cinema, rivendicato da più voci – spesso discordan-
ti – all'inizio del secondo decennio del ventesimo secolo, ha naturalmente innescato l'instaurar-
si di una tradizione critica, volta a comprendere, divulgare e storicizzare le manifestazioni della
più moderna tra le forme d'espressione umana. Si riconosce oggi nella figura di Ricciotto
Canudo, intellettuale italiano ecletticamente dedito alla poesia, alla musica e alla riflessione
sulla letteratura, uno dei primi e più vivaci fautori di discorsi sul cinema: a partire dal manife-
sto “La nascita della sesta arte” del 1911, Canudo iniziò
un lavoro di progressiva definizione della sua interpre-
tazione teorica. Chiamato in un secondo momento “set-
tima arte”, il cinema visto da Canudo era una diretta
filiazione del
Gesamtkunstwerk
wagneriano, l' “opera
d'arte totale” che avrebbe infine riunito le arti dello spa-
zio con quelle del tempo: le arti plastiche (compendiate,
secondo l'autore, nell'architettura) con il linguaggio
musicale e i suoi derivati
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.
Il punto di vista di Canudo è un utile punto di partenza
per capire con chiarezza cosa va inteso oggi per “critica
cinematografica”, e per farsi un'idea delle abilità richie-
ste a chi pratichi il mestiere di critico. Sarebbe sbaglia-
to, infatti, credere ingenuamente che la storia del cine-
ma sia l'esclusivo ambito d'esperienza a cui la tradizio-
ne critica in questione debba attingere. Storia del cine-
ma e storia della critica cinematografica, in verità, non
coincidono affatto, non fosse altro che per un mero dato
cronologico (il cinema, com'è noto, si fa nascere con-
venzionalmente nel 1895; la critica, come anticipato, nel 1911 circa): oltre a questo, lo statuto
storico della critica si è consolidato tramite una serie di confronti paralleli con analoghi discor-
si dedicati ai contemporanei sviluppi della letteratura, dell'arte e della semiotica.
Un'analisi accurata del fenomeno “critica cinematografica” richiederebbe uno spazio ed uno
sforzo indagatore che va al di là degli scopi del presente lavoro: più utile, in questa sede, può
invece essere riflettere su alcuni di quelli che sono i tratti distintivi della critica per il cinema
così come essa si presenta oggi: attività tutto sommato molto diffusa, i cui esiti si possono tro-
vare in contesti editoriali spesso profondamente diversi tra loro, e talvolta apparentemente alie-
ni rispetto ad argomenti cinematografici.
Con tali premesse, si può ora notare come l'espressione “critica cinematografica”, nel lin-
guaggio corrente, designi in primo luogo un testo: un oggetto comunicativo dotato di una pro-
pria fisionomia. Nello specifico, può trattarsi di un saggio, come di una recensione, o di una
recensione breve, e persino di un'intervista. Ma anche le introduzioni a determinati film posso-
no considerarsi testi di critica, che siano scritti o realizzati come video in cui si è registrato l'
intervento di un esperto in materia (una forma di commento sempre più comune, specialmen-
te nei più moderni supporti multimediali dedicati all'
home entertainment
).
In secondo luogo, ad un livello più astratto, la critica cinematografica è definibile come una
norma. È quella norma che distingue un testo riconoscibile come “critico” da uno che non è
tale.
Con la parola “critica”, in terza istanza, si identifica tuttavia anche un insieme di discorsi,
ossia una classe di testi, dotati delle caratteristiche a cui si è sinora accennato.
Infine, “critica” è anche una facoltà data all'individuo che, mosso dall'urgenza di esprimere
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Ricciotto Canudo ritratto da Pablo
Picasso nel 1923
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