CineArte on line 2007 - 213 - page 99

DELL’IMMAGINE E DEL FILM
di Andrej A. Tarkovskij
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È difficile pensare che il concetto di immagine artisti-
ca possa essere espresso con una formula chiara, pre-
cisa e comprensibile. Questo al tempo stesso non è né
possibile, né auspicabile. Posso soltanto dire che
l’immagine tende all’infinito e conduce all’assoluto.
E risulta perfino impossibile in linea di principio
esprimere a parole, nella sua molteplicità di dimen-
sioni e di significati, ciò che si potrebbe chiamare
l’idea dell’immagine. Questo lo fa l’arte nella pratica.
Quando il pensiero viene espresso nell’immagine
artistica, ciò significa che è stata trovata la sua unica
forma, quella che esprime con la maggiore approssi-
mazione semantica possibile l’idea che dà corpo al
mondo dell’autore, la sua tensione verso l’ideale […].
Una persona più o meno sensibile distinguerà sempre la verità dalla finzione, la sincerità
dalla falsità, l’organicità dall’artificiosità del comportamento. Esiste una sorta di filtro, che si
forma nella sensibilità sulla base dell’esperienza di vita, che impedisce di nutrire fiducia per i
fenomeni con una struttura dei collegamenti turbata. Turbata volontariamente, o involontaria-
mente, per mancanza di abilità.
Vi sono persone incapaci di mentire. Altre lo fanno in maniera ispirata e convincente. Altre
ancora non sanno mentire, ma non ne possono fare a meno e mentono senza talento e dispera-
tamente. Nelle circostanze date – cioè se si osserva in maniera particolarmente rigorosa la logi-
ca della vita – soltanto le seconde avvertono il pulsare della verità e sono in grado di inscriver-
si nelle capricciose volute della verità della vita con pressoché geometrica precisione.
L’immagine è qualcosa di indivisibile e di inafferrabile, che dipende
dalla nostra coscienza e dal mondo reale che essa si sforza di incar-
nare. Se il mondo è enigmatico, anche l’immagine è enigmatica.
L’immagine è una sorta di equazione che indica il rapporto esisten-
te tra la verità e la nostra coscienza limitata dallo spazio euclideo.
Nonostante che noi non siamo in grado di percepire l’universo nella
sua totalità, l’immagine è in grado di esprimere tale totalità.
L’immagine è un’impressione della verità sulla quale ci è concesso
di gettare lo sguardo con i nostri occhi ciechi. L’immagine incarna-
ta sarà veridica se in essa si coglieranno i legami che esprimono la
verità e che rendono tale immagine unica e irrepetibile come la vita
stessa, anche nelle sue manifestazioni più semplici.
Vjaceslàv Ivànov, nelle sue considerazioni sul simbolo, ha così
espresso il suo atteggiamento rispetto ad esso (quello che lui chiama
simbolo
, io lo chiamo
immagine
):
Il simbolo è veramente tale sol-
tanto quando esso è inesauribile e sconfinato nel suo significato,
quando esso esprime nel linguaggio arcano (ieratico e magico) del-
l’allusione e della suggestione, qualcosa di inesprimibile, qualco-
sa rispetto a cui la parola esteriore è inadeguata…Esso possiede
una molteplicità di volti e di pensieri ed è sempre oscuro nella sua
remota profondità. Esso è una formazione organica , come un cri-
stallo… Esso è persino una sorta di monade e in ciò differisce dalla
struttura complessa e scomponibile dell’allegoria, della parabola o
della similitudine…I simboli sono indicibili e inspiegabili, e noi
siamo impotenti davanti al loro significato integrale e misterioso…
.
L’immagine è come un’osservazione…Come non ricordare qui la poesia giapponese?!
In essa mi affascina il deciso rifiuto persino dell’allusione a quel significato finale dell’imma-
gine che, come una sciarada, dovrebbe lasciarsi gradualmente decifrare.
Lo
haiku
coltiva le proprie immagini in maniera tale che esse non significano nulla, all’in-
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Andrej A. Tarkovskij
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