CineArte on line 2007 - 213 - page 281

IL TESTO DEL FILM
L’alba sul fiume
Un’aurora sul fiume, con colori di fuoco, nel mese di giungo. Può, un’aurora così, conservare
il suo alone di mito caro ai poeti? Si, se il fiume si chiama Sile: tra quelli del Veneto e d’Italia,
uno dei pochi a difendere il senso autentico della natura.
Le sorgenti
Nasce il Sile tra fitti grovigli di piante, dalle fessure di una terra imbevuta d’acqua: tipico fiume
di risorgiva. In quel pullulare vivo, ma percettibile appena, avevo stentato a identificarlo.
In barca discendendo il Sile
Così per fare la conoscenza del fiume, m’imbarco su un legno leggero affidato ad abili mani.
Un fiume di risorgiva è acqua di nube o di monte che fugge il sole o s’interra, filtra lungo rivi
misteriosi, fin quando – imbattutasi in una falda porosa – la imbeve tutta, la satura. E torna alla
luce così – in un luogo remoto da quello d’origine – attraverso risorgive, i fontanili; là dove le
condizioni geologiche lo permettono. Così nasce il Sile nella veneta striscia delle “basse terre”
compresa tra Vicenza e Treviso: deriva dalle acque del Grappa e del Montello, da quelle esu-
beranti del Piave. Fiume di risorgiva vuol dire fiume placido, di movenze pigre, continuo e
costante. Il Sile, appunto, che ora sto navigando, immerso nel verde silenzio, pronto e disposto
a trasbordare là dove ostacoli artificiali – un manufatto antico, un mulino, una chiusa – me lo
imporranno. Il Sile: mite come
la bella contrada di Trivigi
, a cui esso presta mobili luci e rifles-
si, cara al Petrarca; la contrada
che di chiare fontane tutta ride
, come suggeriva un altro poeta
del Trecento, Fazio degli Uberti.
Castelfranco dal cielo
Un fiume è storia. All’esterno ovest dell’area del Sile, Treviso edifica alle soglie del Duecento
il caposaldo di Castelfranco. Tre secoli dopo, esso è modello aperto di vita gioiosa e cortesia.
La Pala d’altare di Castelfranco ed altri dipinti di Giorgione
Come quel suo figlio Giorgione: in duomo, pittore quasi ancor giovinetto di figure sacre, a
commemorare in una pala d’altare l’acerbo destino di un giovinetto guerriero – un Costanzo –
troncato nell’età verde. Giorgione, innamorato del liuto e dell’amore, autore di assorte figure e
paesaggi in dipinti senza crudeltà di contorni, colore da colore, vellutati come l’impasto d’ac-
qua e di terra del Sile.
La Villa Marcello
Frutti maturi, in un territorio che ha conosciuto l’uomo fin dalla preistoria. Ed ora, nel dorato
Cinquecento, quando l’umanesimo veneziano celebra la sua nuova visione della campagna, il
bacino del Sile fiorisce di nobili ville, come la Villa Marcello di Levada.
Badoere dal cielo e da terra
Nel punto più alto della parabola creativa le genti del Sile assistono – è la seconda metà del
Settecento – al concretarsi di un progetto sofisticato: la Rotonda di Badoere. Nell’ordinare,
discosti dal corpo della villa, due emicicli: l’uno rustico e l’altro nobile, fronteggiati e conchiu-
si in solido cerchio, il signore di Badoere dà forma architettonica, con matematico rigore, a una
allegoria teatrale, sospesa tra la realtà e l’immaginario: la realtà delle fiere contadine, e l’uto-
pia del teatro, come struttura profonda di una vita intesa come rappresentazione.
La Villa Corner della Regina, dal cielo e da terra
Villa-tempio – palladiana, ma rifatta nel Settecento – col timpano classico e le colonne doriche
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